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“Non perdiamo i nostri sogni. Il mondo ha bisogno di un domani”

Il direttore Andrea Recussi si racconta, raccontando il cinema.

Il nostro percorso di narrazione sul COFFI comincia da qui, da una storia, la semplice storia di un sogno, di una squadra e di tanti giovani innamorati del cinema.

Partiamo da Andrea Recussi che nella sala buia di un cinema ha iniziato a innamorarsi, portandosi dentro la fragranza delle storie sfornate (come pagnottelle calde) dal fuoco sacro di registi e attori. Una grande passione nata con i maestri del cinema italiano, perché gira e rigira, alla fine, si parte sempre dalle meraviglie del nostro Bel Paese: Rossellini, Dino Risi, Ettore Scola, Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni. Andrea inizia a guardare tutto, onnivoro, avido e affamato di racconti, personaggi, pellicole comiche, strazianti, filosofiche, fantascientifiche. Il piccolo Andrea grazie ai film è ovunque, in qualsiasi luogo della Storia e dello Spazio. «Crescendo insieme al cinema ho imparato a capire il mondo – racconta il direttore artistico del COFFI, una tazzina di caffè tra le mani, sprofondato nella poltrona di un bar mentre fuori pioviggina – Tanti amori e momenti di passione totale per Antonioni. Per me resta uno dei più grandi della storia del cinema, ha saputo andare oltre il chiasso, oltre il rumore di una frenesia gratuita e violenta. Come anche Federico Fellini, un altro grande sognatore. Fu grazie a lui che amai il circo, quello dei clown, di quella malinconia poetica che ti parla dentro. Conosco i film di Sergio Leone a memoria. Lui ha fatto davvero sognare tutti. Ma io volevo imparare a volare anche verso altri paesi, altri territori, e altre lingue. Così ho scoperto registi come Francis Ford Coppola, il suo Apocalypse Now racchiude l’idea stessa del cinema. E poi la Nouvelle Vague con Truffaut, Godard, e ancora Kieślowski, la follia lucida di “El Topo” e “La montagna sacra” partorita da Jodorowsky. David Lynch, Martin Scorsese. Tarantino, lo stesso Nolan che è un genio assoluto, Wes Anderson. Per dirla tutta, quando ho visto “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders ho sognato di andare a vivere nella capitale tedesca. Berlino è città di cultura e di giovani, passaggio di ondate migratorie importanti nel corso dei decenni. Lì si fanno le cose in grande. Perché non farle in Italia? Dopo alcuni anni ci sono andato davvero».

Andrea ormai cresciuto non rinuncia alla fantasia, anzi la trasforma in realtà e se la vive mangiandosi a morsi il mondo. Inizia a macerare dentro di sé un percorso, una traiettoria precisa. Intanto continua a cibarsi dei Bertolucci, Capra, Kubrick, Sorrentino, Martone, Garrone, per arrivare al cinema asiatico con Park Chan-wook, il mai abbastanza compianto Kim Ki-duk, Bong Joon-ho. Andrea è una mappa geografica. Come la sua Berlino, è diventato crocevia di lingue, popoli e culture. Il cinema lo ha guidato e continua a guidarlo. Da quella mappa fa nascere una nuova città, una terra ideale, nel cuore di un fazzoletto di territorio compreso tra Napoli e Salerno: il COFFI-CortOglobo Film Festival.

«Siamo partiti dall’esigenza di un’aggregazione – ricorda Andrea Recussi – Dalla mancanza di un cinema, di un teatro: ad Angri c’erano 3 sale che poi sono state chiuse tutte. Abbiamo ideato diverse rassegne. Volevamo scuotere l’ambiente. Il coraggio ci ha premiati. Abbiamo riscontrato un interesse forte nella gente. Per questo abbiamo deciso di trasformare tutto in un festival che abbracciasse non solo il cinema, ma anche fotografia, fumetto e altre forme d’arte permettendo ai giovani italiani di esprimersi. Quindi abbiamo creato una edizione berlinese per i ragazzi d’Europa, attraverso bandi in lingua inglese. COFFI è un luogo dove i giovani possono dire la propria, un momento in cui si può e si deve sognare, parla a tutte le persone che non si arrendono a quello che non c’è. Dopo aver avviato l’esperienza berlinese, che è una porta di incontro tra due mondi diversi, abbiamo cercato gemellaggi con altri festival a Est e Ovest, che portassero elementi di multietnicità». Il senso del molteplice culturale, nato grazie alla visione dei film di Kusturica, prende forma, getta le basi per una rete europea. Il progetto è incidere sul territorio dell’Agro nocerino sarnese e limitrofi, ma per spostarsi anche oltre i confini, all’estero, portando il mondo in Campania e al Sud Italia.

«Abbiamo avuto con noi tantissimi ragazzi che poi si sono affermati in diversi campi del lavoro. Oggi il nostro staff è ben saldo grazie all’amore verso il cinema e l’arte, la voglia di aggregazione sana – racconta Andrea – Sappiamo che un mondo che non sogna è un mondo che non alimenta un domani. L’umanità sta vivendo un periodo che nessuno si sarebbe mai aspettato. Il mondo deve ripartire dalla voglia del bello, il bello dell’arte. E noi del COFFI ci siamo. Il festival è cresciuto tanto, sempre più coinvolgente, si rivolge a un pubblico trasversale. Lo streaming ci ha aiutati a mantenere i contatti durante i lockdown. Però i festival sono momenti di unione, di confronto diretto, complicità e interazione. Ci sono film che devi vedere e sentire al cinema. Vogliamo le reazioni della gente in presenza, nella sala cinematografica. Per me il cinema è questo… riuscire a catturare e capire i sentimenti e le emozioni della gente, riuscire a proiettare quelle emozioni attraverso lo schermo con una battuta, con lo sguardo di un attore. Questo è il sogno, che è anche mezzo per pensare, riflettere. Tanti film hanno cambiato in maniera forte le opinioni del pubblico, hanno fatto luce su storie sconosciute, come quella di Peppino Impastato contro la mafia ne “I cento passi” di Marco Tullio Giordana. Il cinema è capace di dare luce a ciò che non si sapeva, non si vedeva o, anzi, a ciò che non si voleva vedere».

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